“Salute terrena, salvezza eterna” conversazione di Mons. Erio Castellucci a Medolla - Indicatore Mirandolese
Molti sono stati i partecipanti, nella chiesa parrocchiale di Medolla, all’incontro del Vescovo, Mons. Erio Castellucci, sul tema “Salute terrena, salvezza eterna” organizzato lo scorso 19 novembre dal Circolo Medico “M. Merighi” di Mirandola, presieduto dal Dott. Nunzio Borelli.
Fra la salute terrena e la salvezza eterna esiste una stretta correlazione, così ha esordito il Vescovo. Non può esistere l’una senza l’altra. La parola salute non si riferisce solo ad uno stato psicofisico, ma è anche un augurio espresso quando si accoglie, o ci si congeda da un’altra persona. La salute ha un senso ancora più ampio, in quanto ha a che vedere con il senso della vita. Infatti, uno si sente in salute quando si proietta all’esterno, alla ricerca del senso della sua esistenza. Quando si perde tale proiezione, non si sta bene, anche se si sta ancora bene. Se guardiamo Gesù, anche Lui propone di uscire da se stessi per sentirsi meglio. Si pensi alla parabola del buon samaritano, nella quale le prime due persone, il sacerdote e il levita, stanno bene e passano oltre senza uscire dal proprio guscio: sono, però, ammalate nel proprio cuore! Poi arriva il buon samaritano che aiuta il ferito, lo risana e, così facendo, risana anche se stesso. Quindi, se non si esce dal proprio guscio, ci si ammala. La salute per noi cristiani va intesa in senso olistico, integrato, in cui c’è anche il corpo che ci vincola alla realtà, attraverso i legami che stabiliamo col luogo e col tempo in cui viviamo. In quanto cristiani, crediamo nella resurrezione di Gesù, ossia nella resurrezione della carne, che è la rivitalizzazione di tutte le nostre relazioni con Dio e con gli altri. Durante la vita sulla terra è quindi lecito chiedere a Dio di godere della salute, come anticipo della salvezza eterna a cui siamo destinati dalla resurrezione, in cui staremo bene e godremo dei legami pieni e gratificanti dell’Amore. E’ ciò che proviamo, ad esempio, quando sappiamo che qualcuno si prende cura di noi. Quante volte basta una telefonata al medico nel momento in cui non stiamo bene, per sentirci meglio anche solo dopo un breve colloquio con lui. Talvolta, sapere che siamo amati è meglio della terapia farmacologica vera e propria. Questa è la trasmissione dell’Amore, il farmaco senza effetti collaterali in cui consisterà la vita eterna.
Sollecitato da una domanda del pubblico che gli chiedeva un parere su cosa consigliare ad un giovane in preda al disagio causato dalla complessa situazione del mondo, nella quale l’orizzonte per lui si è molto abbassato al livello dei moltissimi contatti virtuali (tramite telefonino e social) e delle poche relazioni reali, la risposta di Mons. Castellucci è arrivata puntuale. Pur essendo difficile farsi ascoltare dai giovani poiché usano un linguaggio diverso dal nostro, direbbe loro di provare a fare qualcosa di bello per qualcuno, a donarsi, spingendoli così ad uscire dal loro isolamento. Perchè quando si dona, in realtà si riceve e…..ci si sente bene.
Ivo Panzani.