POLTRONIERI DA MIRANDOLA ALLE CORTI D'EUROPA - Indicatore Mirandolese
Se vi chiedo di pensare ad un artista mirandolese del passato probabilmente i più faranno confusione col Peranda, che lavorò molto per i Pico, ma era veneziano, qualcuno nominerà Giuseppe Andreoli (1720-1776). Ma Mirandola ha avuto l’onore di veder nascere e muovere i primi passi nell’arte ad un grande pittore destinato a fortuna in Italia e in Europa: Pietro Poltronieri, dai più chiamato “Il Mirandolese”. Pietro Poltronieri nacque a Mirandola nel 1673 e compì il suo primo apprendistato artistico nella cittadina presso Giovan Francesco Cassana, artista di corte di Alessandro II. La pittura di figure al quale il Cassana lo avviò tuttavia non gli era congeniale e inclinò piuttosto alla carriera di quadraturista ispirato dall’opera di Francesco e Ferdinando Bibiena, scenografi e pittori di architetture immaginarie, che aveva potuto conoscere a Mirandola attraverso gli affreschi che avevano realizzato per la chiesa del Gesù (ora perduti).
I Bibiena avevano rivoluzionato la tecnica delle architetture dipinte, con l’introduzione della veduta per angolo permettendo di raggiungere virtuosismi prospettici che facevano immaginare spazi infiniti. La sua carriera artistica era tuttavia destinata a maturare e svilupparsi appieno lontano dalla cittadina natia, a Bologna, dove si trasferì, diventando allievo di Marcantonio Chiarini scenografo e pittore di architetture illusionistiche.
Il Chiarini per primo introdusse nei suoi dipinti quegli elementi architettonici medievali che tanta presa avranno sul giovane artista, facendolo diventare il maggiore produttore di architetture con motivi gotici. Nel secondo decennio del ‘700 il Mirandolese era già un artista affermato con un proprio stile, che si era andato delineando nella ricorrente presenza nei suoi dipinti, sempre a tempera, accanto alle tradizionali rovine romane, (con una preferenza per urne marmoree, obelischi, grandi archi) delle architetture medievali (palazzi pubblici, facciate di chiese), e la costante presenza dell’acqua (canali, bacini, porti), il tutto trattato, a differenza dei contemporanei, con uno spirito già “romantico”.
Nei dipinti del Mirandolese lo sguardo spazia dal primo piano, dove un edificio posto di scorcio a mo’ di quinta ci introduce al contesto urbano che si perde in profondità, in una moltiplicazione di piani che spinge la curiosità dell’osservatore a immaginarne il prosieguo oltre il limite dipinto. Il Poltronieri non dipingeva direttamente le figurette che animavano i contesti architettonici dei suoi dipinti, ma si affidava all’opera di un collaboratore, specializzato nella resa delle figure, questi fu spesso il bolognese Vittorio Maria Bigari. La prima realizzazione importante dell’artista si concretizzò in un gruppo di dieci tempere datate al 1712 per casa Savi-Marulli a Bologna, nelle quali lo spazio è dominato da grandiosi edifici mentre secondari sono i fatti mitologici narrati, e dove Danae, secondo la visione personale dell’artefice, può giacere mollemente distesa a poca distanza da un porticato duecentesco.
Seguono cronologicamente le tempere per palazzo Caprara (1720 circa), che sono certamente il risultato di un viaggio a Roma dove finalmente il Mirandolese ebbe la possibilità di studiare dal vero le antichità romane; e il modo in cui accosta elementi architettonici eterogenei come edifici medievali, rovine classiche ed edilizia popolaresca, non doveva essere tanto diverso dall’aspetto della Roma del tempo, dove le costruzioni delle varie epoche coesistevano in una pacifica stratificazione.
Nel terzo decennio del Settecento venne scelto per collaborare ad una importante impresa artistica promossa da Owen Mac Swiny, agente del duca di Richmond: la realizzazione di ventiquattro tele raffiguranti le tombe allegoriche di illustri personaggi inglesi, vissuti tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700. Le tele furono dipinte per la residenza del duca da uno staff di pittori bolognesi e veneziani, in una lavorazione in serie che prevedeva per ogni opera un artista specializzato per le figure, per il paesaggio, e per le architetture. Vi presero parte, tra gli altri, artisti come Sebastiano Ricci, Piazzetta, Canaletto, Donato Creti, Francesco Monti.
L’unico notturno della serie è la tomba allegorica del duca di Argyll, dove dietro il sarcofago marmoreo compaiono le architetture tipiche del Mirandolese, con l’arco a sesto acuto che introduce sullo sfondo ad altri edifici in rovina. Le ultime opere importanti da lui dipinte sono una serie di sovra porte per il palazzo Brignole a Genova. Il Poltronieri morì a Bologna nel 1741.
Simonetta Calzolari
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