“Gli Stati membri possono proporre un aggiornamento dei rispettivi Piani di Ripresa e Resilienza. Dunque, proprio in fase di rimodulazione, ci attendiamo che la Regione, a fronte di un buco di oltre 75 milioni di euro sul fronte sanitario, chieda una modifica al Pnrr per evitare che quelle che chiama razionalizzazioni finiscano per essere tagli dei servizi. Anziché polemizzare, la Regione cerchi di evitare l’impoverimento delle strutture sanitarie. Lo vediamo purtroppo bene a Mirandola: prima la cardiologia, poi il punto nascita, poi toccherà verosimilmente al pronto soccorso, a causa della riorganizzazione dei servizi di emergenza e urgenza”. E il commento dall’europarlamentare Lega-Id Alessandra Basso alla risposta giunta dalla Commissione Europea all’interrogazione presentata all’indomani del sit in davanti all’ospedale Santa Maria Bianca contro la decisione della Regione di chiudere il punto nascita di Mirandola. Il documento  interrogava sulla possibilità di rivedere la destinazione dei fondi europei del New Generation per focalizzarli sulla lotta alla decrescita demografica, partendo proprio dal caso Mirandola, non unico in Emilia-Romagna.
Il riscontro è arrivato dal vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskisa, che – afferma Basso “non ha fornito una risposta di circostanza, ma una puntuale indicazione delle spese riconducibili al supporto delle politiche demografiche: segnale di quanto il tema sia strategico”.
“La Commissione suggerisce che gli Stati membri possono proporre un aggiornamento dei rispettivi Piani di Ripresa e Resilienza – spiega l’eurodeputata -. Questa volontà è già stata espressa dal nostro Governo. Dunque, proprio in fase di rimodulazione, ci attendiamo che la Regione, a fronte di un buco di oltre 75 milioni di euro sul fronte sanitario, chieda una modifica al Pnrr”