MIRANDOLA: A NOVE ANNI DAL TERREMOTO, IL RICORDO E L’ABBRACCIO ALLA CITTÀ - Indicatore Mirandolese
“Ricostruzione non è solo recupero e ripristino di ciò che abbiamo avuto fino al 2012, ma è il superamento di quel limite e la valorizzazione di tutte le risorse e di tutte quelle esperienze, che la storia recente ha portato con sé.” Queste le parole del Sindaco Alberto Greco, nel giorno che più di tutti per Mirandola ricorda il terremoto. Ha voluto abbracciare la città, il primo cittadino, a memoria di quelle persone sottratte ai propri cari dal sisma. Ma pure sottolineando gli sforzi profusi e la determinazione dell’Amministrazione Comunale, di impegnarsi al massimo nella ricostruzione. In piazza Conciliazione di fronte al Duomo, prima opera riconsegnata alla città ed alla comunità mirandolese, alle ore 9.00 la Presidente del Consiglio comunale Selena De Biaggi ha letto, ad ogni rintocco di campana i nomi di chi lasciò la propria vita in quel tragico 29 maggio 2012. Fronte a lei in raccoglimento, ma a debita distanza ed in osservanza alle norme anti-Covid circa un centinaio di persone. Tra i quali, l’Onorevole mirandolese, Guglielmo Golinelli i membri della Giunta e del Consiglio comunale i famigliari delle vittime, l’ex Sindaco Maino Benatti e i componenti della Giunta precedente. “Il silenzio”, eseguito con un assolo di tromba a cura della Filarmonica cittadina “G. Andreoli”, e la benedizione di Don Fabio Barbieri parroco del Duomo hanno introdotto il discorso del sindaco Greco. Il primo cittadino, ha quindi portato il suo messaggio quasi a volersi a stringere con i presenti e tutti i mirandolesi. Dopo di lui sono intervenuti Fabio De Giuli presidente della Consulta del Volontariato di Mirandola, Luigi Casetta, Presidente della Croce Blu di Mirandola e il Dott. Renzo Belli Medaglia d’oro al Valor Civile che ha portato la sua testimonianza di quei giorni.
L’intervento del Sindaco di Mirandola Alberto Greco. “Ad ogni rintocco della campana un nome, che non può non riportare alla mente un amico, un conoscente una persona cara. Storie che drammaticamente si sono interrotte 9 anni fa, ma che è dovere di tutti noi ricordare Per essere vicino alle famiglie, con le quali è dovere di ognuno stringersi, oggi più che mai, perché oltre al dramma della distruzione hanno dovuto misurarsi anche con quello umano della perdita di un parente, perché quelle persone al pari di me e di noi tutti qui presenti, avevano dei sogni, dei progetti che di sicuro avrebbero voluto realizzare, ma che il terremoto gli ha spezzato per sempre. Perché anche quelle persone con il loro sacrificio sono state di impulso, hanno fatto sì che l’intera comunità reagisse per convogliare il dolore di quegli istanti, in forza per ripartire e ricostruire.”
“Non a caso oggi siamo qui in piazza della Conciliazione, davanti a Santa Maria Maggiore, Duomo di Mirandola le cui lesioni dovute ai terremoti del 20 e 29 maggio del 2012 ricorrono nei pensieri di tanti mirandolesi. Ricordo che in occasione della prima scossa, del 20 maggio, il tetto crollando alle 4.00 del mattino, solo per puro caso non ha causato vittime, poiché se si fosse verificato nella mattinata, che era una domenica ed erano previste le cresime, con la chiesa ricolma di persone sarebbe stata una strage immane. Questa, però è anche la prima opera, completamente recuperata e riportata al suo splendore, primo passo verso la riacquisizione di quella vita sociale e di comunità per i mirandolesi, nel cuore della nostra città. La riapertura del nostro Duomo inaugurato il 21 settembre 2019, rappresenta la rinascita di un luogo ritrovato per i fedeli, ma che è anche la restituzione della nostra comunità di un simbolo fondamentale della identità locale mirandolese. È un esempio. Perché, al di là del traguardo raggiunto, ha rappresentato anche l’impulso, o meglio il punto, da cui si è aperta la strada verso altre nuove tappe da percorrere nella direzione dell’uscita di quel tunnel che è stato e ancora è il terremoto. E questo, nonostante lo stop inferto da un’altra piaga con cui da oltre un anno ci siamo trovati costretti a fare i conti: il Covid. Con tutte le restrizioni che ne sono derivate. Angosciante, e lo sottolineo, quando il pericolo è invisibile, quando non si sa come affrontarlo, quando ogni decisione – anche la più piccola – va soppesata per le conseguenze che potrebbe avere e presa nella tutela dei cittadini. Nuovi ostacoli, dunque, con cui ci siamo trovati a dover fare i conti e contro cui ci siamo uniti per trovare soluzioni. Soluzioni che hanno potuto trovare attuazione in primo luogo grazie all’impegno e alla coesione dai cittadini che hanno fatto una priorità il rispetto delle regole. Ora come allora la voglia e la determinazione nel ripartire, nel ricostruire, nel progredire, è forte, quale ulteriore testimonianza della “cultura del fare” che da sempre caratterizza il Dna di questo territorio e della sua gente. Da oltre un anno, l’impegno che dal 2012 questa comunità sta portando avanti sul fronte della ricostruzione è stato ulteriormente gravato dall’emergenza sanitaria e da tutte le attività che, ancora una volta il Comune è stato chiamato a svolgere. Quell’impegno non è mai venuto meno, nonostante tante risorse ed energie siano state temporaneamente rivolte all’emergenza sanitaria, la struttura comunale ha portato avanti il fronte della ricostruzione sia privata – concentrando l’attenzione sulla prosecuzione dei cantieri MUDE – che pubblica. Sono stati decine i “SAL Covid” (stati avanzamento lavori) lavorati e liquidati, oltre a quelli ordinari previsti dalle ordinanze commissariali, per un gettito che ad oggi ha superato i 5 milioni di euro nel solo arco dei pochi ultimi mesi. Perché garantire adeguata liquidità agli appaltatori e alle imprese già duramente colpite dal pesante rallentamento delle attività dovuto al Covid è stato ritenuto non solo necessario, ma anche importante come sostegno ad un tassello fondamentale dell’economia manifatturiera. Hanno raggiunto il 79% le pratiche MUDE concluse e liquidate a saldo, per un importo di oltre 306 milioni di euro, sui poco meno di 470 milioni concessi con la chiusura delle istruttorie di fine 2019. C’è però ancora tanto da fare, soprattutto in centro storico, ma oggi, qui, posso garantirvi che questa è e rimane una priorità.”
“Avanza anche il Piano delle Opere pubbliche, sia sul fronte operativo, che delle progettazioni. Un Piano lo ricordo, da oltre 63 milioni di euro, di cui la maggior parte ancora da realizzare. Sono in corso cantieri importanti, sia dal punto di vista dei monumenti interessati – immagine della storia e dell’identità cittadina, che dal punto di vista dell’entità economica degli interventi. Al cantiere del Polo culturale di Piazza Garibaldi, si sono affiancati quelli più impegnativi del Teatro Nuovo e del Palazzo Municipale. A giorni inizieranno i lavori all’Ex GIL e procede sostenuta la ricostruzione della caserma dei Vigili del Fuoco. La seconda provvisionale alla chiesa del Gesù si è appena conclusa e ora si può lavorare al progetto di restauro definitivo. Così come il “destino” del nostro San Francesco avanza, con la valutazione delle proposte progettuali che sono pervenuti al MIBACT (Ministero per i Beni culturali), con la chiusura del bando per il progetto preliminare, a febbraio scorso. Stiamo perorando, a tutti i livelli, la proroga – per almeno tutto il 2022 – dello stato di emergenza “Sisma Emilia 2012”, così come auspichiamo che la recente riduzione del cratere a 15 comuni, determini quella concentrazione di risorse, soprattutto di personale, di cui i comuni più colpiti come Mirandola hanno bisogno.”
“Se vogliamo veramente concludere la nostra ricostruzione, dobbiamo avere i RUP (Responsabili Unici di Procedimento) e i tecnici per farlo, questa condizione non è transabile (noi da oltre un anno stiamo facendo fronte alle mancate sostituzioni con il piano del fabbisogno comunale). Nonostante i nove anni trascorsi, dunque, siamo qui a ricordare, ma pure a parlare di risultati. Quei momenti restano impressi nella storia come nella memoria di tutti noi mirandolesi. Mirandolesi, a cui va oggi, come pure in tutti gli altri giorni, il mio pensiero, perché nonostante la drammaticità di quel periodo non si sono risparmiati, reagendo di fronte alle avversità e contribuendo alla ricostruzione, alla ripresa, nonché alla ripartenza del nostro territorio. Ricostruzione non è solo recupero e ripristino di ciò che abbiamo avuto fino al 2012, ma è il superamento di quel limite e la valorizzazione di tutte le risorse e di tutte quelle esperienze, che la storia recente ha portato con sé.”
La ricorrenza svoltasi in piazza Conciliazione è stata preceduta alle ore 8.30 da un altro momento commemorativo presso le scuole “F. Montanari”. Unitamente alla Dirigente scolastica Anna Oliva, ed i ragazzi dell’istituto scolastico erano presenti per l’occasione la Vicesindaco del Comune di Mirandola, Letizia Budri, l’Assessore Marina Marchi e l’ex Sindaco Maino Benatti. Due mazzi di fiori sono stati deposti presso la targa in cui sono riportati i nomi di quanti rimasero vittime del terremoto nove anni fa.