MIRANDOLA È CON I 350 DELL’EX BELLCO. L’AMMINISTRAZIONE HA CHIESTO SUBITO E OTTENUTO UN TAVOLO MINISTERIALE - Indicatore Mirandolese
L’intera comunità solidale con i dipendenti che rischiano il posto. “Serve una soluzione che garantisca il lavoro”. Il neo Sindaco della Città dei Pico Letizia Budri oggi in Regione per il primo tavolo di confronto a cui prende parte anche il Comune.
350 persone che rischiano il posto di lavoro. 350 famiglie gettate nel panico. Ripercussioni pesanti sull’indotto biomedicale e su un intero territorio. È questo il quadro dalle tinte, non fosche, ma decisamente cupe, che si staglia da via Camurana 1 a Mirandola, dopo che Mozarc Medical, la multinazionale che controlla l’ex Bellco ha deciso di chiudere l’impianto produttivo e ridurre drasticamente il personale, per mantenere solamente il reparto di sviluppo e ricerca. Decisione per altro arrivata nel giorno – il 12 giugno 2024 – dell’anniversario di morte del Dr. Mario Veronesi, padre e fondatore di quel distretto biomedicale, oggi noto nel mondo.
Corale ed immediata la reazione dell’intera comunità mirandolese di fronte al paventarsi di un disastro dalle conseguenze ben poco immaginabili, che unita si è messa al fianco dei 350 dipendenti dell’ex Bellco. Dall’Amministrazione comunale immediatamente presente anche con la richiesta di un tavolo ministeriale, ai sindacati, ai politici; dalle associazioni imprenditoriali, alle istituzioni, alla diocesi; dalla Regione, al Prefetto e al presidente nazionale di Confindustria, fino ai cittadini comuni, tanti e preoccupati: tutti uniti e a lottare insieme – come era già stato nel passato recente col terremoto – per invocare “Una soluzione che salvi l’azienda, i dipendenti e che garantisca nuovamente il lavoro”.
(L’articolo a pag. 23 su L’Indicatore n. 12)
Mozarc-Bellco, pronta a licenziare 300 dipendenti e 50 interinali: duro colpo per il distretto biomedicale
I sindacati: “Una presa in giro, fermiamo insieme questo modo tossico di fare impresa”. Numerose le attestazioni di solidarietà
Sciopero a oltranza davanti ai cancelli aziendali e maxi manifestazione, sabato 15 giugno, per i viali della Circonvallazione e in piazza Costituente, come non se ne vedevano da tempo. I dipendenti del gruppo Mozarc Medical ex Bellco sono in lotta da giorni ormai contro la volontà della multinazionale americana di licenziare 300 lavoratori e 50 interinali. Nella nota diramata il 12 giugno, l’azienda spiega la decisione di uscire dal mercato della Dialisi Cronica e Acuta per adulti per concentrare tutti gli sforzi nello sviluppo di tecnologie per Dialisi Domiciliare e la commercializzazione dei prodotti per accesso vascolare.
“La continua erosione dei prezzi di mercato – ha motivato l’azienda attraverso una nota – rende insostenibile, economicamente e finanziariamente, mantenere la presenza dell’azienda nel settore; l’azienda ha informato le rappresentanze sindacali della volontà di avviare un confronto per gestire al meglio circa 300 esuberi, esplorando tutte le soluzioni possibili; il centro Ricerca & Sviluppo e le relative funzioni di supporto contribuiranno al rilancio indispensabile dell’azienda”. Mozarc precisa inoltre che negli ultimi otto anni ha cercato di fronteggiare le difficoltà, “Continuando a investire nel sito produttivo e rifinanziando l’erosione del proprio patrimonio netto. Tuttavia, nonostante i numerosi sforzi, oggi la situazione è divenuta insostenibile”. L’azienda si pone l’obiettivo di “portare innovazione nel campo della dialisi, con prodotti all’avanguardia per migliorare le condizioni di salute dei pazienti, rifocalizzandosi sulla parte del portfolio prodotti ad alto valore, nonché sulla progettazione di dispositivi per le terapie dialitiche domiciliari, i sistemi di accesso alle cure renali (cateteri e aghi fistula) e su altri prodotti per la salute dei reni che maggiormente la distinguono nel mercato”. Bellco ha informato le rappresentanze sindacali della volontà di avviare un confronto per gestire gli esuberi, esplorare tutte le possibili soluzioni, “Consapevole che si tratta di una scelta difficile, ma inevitabile per garantire il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. La prosecuzione delle attività del centro di Ricerca & Sviluppo costituisce un’ulteriore conferma della volontà dell’azienda di continuare a investire a Mirandola”.
Per le sigle sindacali, invece, si tratta di una presa in giro. “Non può esservi ricerca e sviluppo se si blocca la produzione”. I sindacati alzano lo scudo e chiamano in soccorso tutta la Comunità. “Fermiamo insieme questo modo tossico di fare impresa. Rischia tutto il biomedicale”.
Per i sindacati confederali si tratta di un “fatto grave e inaccettabile, che colpisce al cuore il distretto biomedicale di Mirandola e contro il quale è iniziata, subito dopo l’annuncio, la protesta dei dipendenti, di un intero territorio e della Regione. “Da queste parti dicono abbiamo combattuto e vinto contro un terremoto e contro una pandemia rendendo il biomedicale il motore europeo della ripartenza e del riscatto. Di sicuro non ci fermerà il diktat di una multinazionale che pretende di rottamare la vita di oltre 350 lavoratori e l’intero indotto”, hanno dichiarato Lisa Vincenzi di Filctem Cgil Modena e Alberto Suffritti di Femca Cisl Emilia Centrale.
Appena un anno fa veniva dato l’annuncio dello spin off, frutto dell’investimento congiunto di due colossi del settore come Medtronic e DaVita. Oggi lo showdown, con la multinazionale che decide di abbandonare al loro destino centinaia di persone e il Distretto mirandolese.
“È il momento – proseguono – che tutte le forze politiche, il mondo imprenditoriale e le Istituzioni, a cominciare da Regione e Governo col Ministero del Made in Italy facciano una scelta di campo netta: difendere una grande azienda e sbarrare la porta a un modo di fare impresa tossico che può ammalare il biomedicale.
Continuano, intanto, le attestazioni di solidarietà nei confronti dei dipendenti dell’ex Bellco, alle quali si aggiunge anche quella del nostro giornale. Cittadini, il Pfresidente della Regione, politici, associazioni di categoria, istituzioni, Comitato Cispadana, Diocesi di Carpi-Modena, Cooperativa La Zerla, sindacati, sindaci, parroci, gruppi social… tutti uniti contro i licenziamenti.