“L’ARCHITETTO MASI A CAVEZZO”, PER LE GIORNATE FAI - Indicatore Mirandolese
a cura del Gruppo FAI della Bassa Modenese.
Le Giornate FAI di Primavera 2024 23 e 24 marzo saranno l’occasione per conoscere la storia e il lavoro dell’architetto MASI”, in un percorso guidato dai nostri Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico “G.Pico” di Mirandola e del Liceo Scientifico Statale “M.Morandi” di Finale Emilia. L’architetto Masi, ferrarese di origine, ma cavezzese di adozione, fin da giovanissimo mostrò intelligenza precoce, un’indole nobile e gentile, un ingegno ammirevole ed un profondo interesse per l’arte, testimoniata da svariati studi e ricerche che ne fecero un intellettuale eclettico e completo. Maturò esperienze tecniche e conoscenze artistico-architettoniche, aiutando uno zio paterno che era ingegnere; frequentò poi l’Istituto di Belle Arti di Modena, dove si distinse per menzioni speciali e premi. Nel 1896, a 34 anni, conseguì la Laurea in Architettura. Fu poi attivo nella Bassa Modenese, terreno ostico alle innovazioni e particolarmente conservatore. All’inizio del ‘900, da Modena si trasferì a Cavezzo ed è qui che fra il 1905 e il 1922, inizia e si sviluppa la sua carriera di architetto e progettista. La sua prima opera a Cavezzo è proprio la progettazione e la realizzazione della sua dimora in frazione di Uccivello, costruzione dalle linee solide, ma anche eleganti ed armoniose; qui si dedica al suo lavoro e alle sue passioni artistiche, rinchiuso nel suo studio. Per i suoi meriti artistici, per il suo ingegno, per il contributo e l’impulso dato allo sviluppo urbanistico ed edilizio di Cavezzo fu insignito della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia. Realizzò numerose opere tra cui le scuole elementari delle frazioni e del Capoluogo, la Chiesa Parrocchiale, il Monumento ai Caduti della 1^ Guerra Mondiale, il villino noto come “La Farmacia”, il Macello comunale, il villino del medico condotto e i Cimiteri. L’architetto Masi, amante del dettaglio e del decorativismo, seppe combinare grazie all’uso del laterizio, gli stili più eterogenei, secondo criteri cari a molti professionisti attivi in questa fascia padana accomunati dal gusto per l’esclusivo impiego del cotto a vista, distaccandosi in qualche caso per farsi sfiorare dalle nuove idee del floreale e dell’arte novismo.