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L’APPELLO DI SUOR TERESA, MISSIONARIA AL ‘SANTA MARIA BIANCA’: “SERVONO TANTI PIÙ MEDICI E INFERMIERI”. - Indicatore Mirandolese

L’APPELLO DI SUOR TERESA, MISSIONARIA AL ‘SANTA MARIA BIANCA’: “SERVONO TANTI PIÙ MEDICI E INFERMIERI”.

“Bravissimi, ma sono pochi e spesso li vedo in condizione di emergenza e di affanno. Servono tanti più medici e infermieri”.  A lanciare l’appello è Suor Teresa Locatelli, dal 2018 in missione come volontaria all’Ospedale Santa Maria Bianca, di cui conosce ogni respiro, ogni problema, ma soprattutto il volto di medici, infermieri e pazienti, che continua a visitare una volta dimessi in virtù di quel sincero legame d’affetto che si è instaurato. Il suo è un appello accorato a trovare strategie per potenziare il personale. “Vivo l’Ospedale come fosse la mia seconda casa, tocco con mano l’intenso lavoro di medici e infermieri, le tante criticità che devono aggirare e superare”.  Suor Teresa entra nei reparti, negli ambulatori, al pronto soccorso e per ciascun paziente e per il personale ha una parola di incoraggiamento, di fede e di conforto. “A volte è la stessa per entrambi – dichiara –  perché se il paziente è scoraggiato e avvilito di fronte alla malattia, medici, infermieri e Oss lo sono altrettanto rispetto alla mole di lavoro, alla carenza di personale e al timore pressante di non riuscire a fronteggiare il carico quotidiano, che tuttavia viene assolto in modo egregio. La loro  – continua – è una missione altamente impegnativa, fatta con cuore e tanta professionalità, ma che negli ultimi anni è sempre più difficile, e lo è comunque a livello nazionale. Negli ultimi mesi, per esempio  – sottolinea – ho visto più volte il Pronto Soccorso in uno stato d’emergenza e urgenza, con pochissimo personale, che tuttavia è riuscito, seppur nella grave difficoltà, ad occuparsi anche dei familiari delle persone in visita e in osservazione”.  Suor Teresa, da cinque anni e ogni giorno, in sella alla sua bicicletta o a bordo della sua auto quando piove, raggiunge l’ospedale e dalle 8.30 alle 13.30 è un ‘motore’ instancabile, dispensatrice di coraggio e di speranza. Il pomeriggio lo riserva alle visite a domicilio oppure, se può, torna in ospedale. “Quando sento maltrattare l’Ospedale mi rattristo, perché conosco l’impegno e la bravura del personale, mentre condivido le critiche quando il dito è puntato sulle scelte politiche che hanno depotenziato l’ospedale e che, a livello nazionale, si sono poi riversate a cascata anche sul locale.  Cerchiamo tutti insieme di  ‘Salvare l’Ospedale’, anche in considerazione del fatto che Mirandola è patria del biomedicale, ma anche e soprattutto perché è un piccolo fiore all’occhiello, con personale altamente qualificato e professionale”.