Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image
Scroll to top

Top

GIORNO DEL RICORDO, BILOSLAVO: “LA VERITÀ STA EMERGENDO DALLA FOIBA, NONOSTANTE IL PERDURARE DI RESISTENZE IDEOLOGICHE” - Indicatore Mirandolese

GIORNO DEL RICORDO, BILOSLAVO: “LA VERITÀ STA EMERGENDO DALLA FOIBA, NONOSTANTE IL PERDURARE DI RESISTENZE IDEOLOGICHE”

Il giornalista del Tgcom24, invitato a Mirandola, calamita l’attenzione dei ragazzi delle scuole sull’importanza del Giorno del ricordo

“Semplicemente, penso sia un mio dovere, come giornalista inviato di guerra incontrare i ragazzi delle scuole e dare loro un messaggio chiaro e forte al tempo stesso: mai più questi errori, che si sono ripetuti nel tempo.” È la chiosa dell’incontro a cui segue un momento di silenzio. Che si riaccende pochi secondi dopo in un applauso fragoroso sottolineato dai tanti “Grazie” dei ragazzi presenti. Fausto Biloslavo ringrazia a sua volta, a suo modo con un cenno per la tanta attenzione mostrata dai ragazzi presenti alle sue parole.

Quello con Biloslavo, inviato del Giornale, Panorama e Tgcom24, è stato il secondo degli appuntamenti organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Mirandola, per il ciclo “La Memoria della Storia”: apertosi il 27 gennaio scorso con la Giornata della Memoria, che è passato per il Giorno del Ricordo, per concludersi a marzo col done della costituzione agli studenti.

La Montalcini per l’occasione ha contato circa 200 alunni – otto classi – con i loro insegnanti degli istituti Galilei e Luosi-Pico. Ad aprire l’incontro il Consigliere comunale Guglielmo Golinelli che ha portato il saluto dell’Amministrazione, introducendo la giornata proprio sul ricordo di come il territorio modenese sia stato protagonista e meta degli esuli istriano dalmati: negli episodi del campo di Fossoli dov’erano rifugiati, ai margini della società, nel secondo dopoguerra e in quelli del “treno della vergogna”, con italiani discriminati da altri italiani.

Preambolo per la domanda del direttore de L’Indicatore: “Ma perché sono occorsi oltre 50 anni per un giorno del Ricordo?” E Biloslavo da lì è partito, col piglio di chi, non solo illustra dettagliatamente quelle drammatiche vicende fatte di terrore, sofferenze e morte. Ma pure di chi quelle stesse, le ha conosciute in quanto vissute in prima persona dai suoi famigliari.

“Tante verità sono state infoibate – ha esordito in modo semplice e diretto – per astio ideologico, opportunismo politico, paura di andare contro corrente e contro la verità, o per totale disinteresse. Oltre mezzo secolo di silenzi sui crimini commessi, e copertura ad opera di quello che era il Partito Comunista più forte di tutto l’occidente democratico.”

È un fiume in piena Biloslavo, che alterna le parole con i filmati su quelle insenature carsiche, le foibe appunto, in cui furono gettati in migliaia con la sola colpa di essere italiani o contro il regime di Tito. “Perché badate non si è trattato solo di fascisti o di chi aveva combattuto come qualcuno vorrebbe far credere, ma di militari, di famiglie italiane, infermieri, medici, preti, suore, partigiani non allineati e reticenti al disegno del dittatore. E poi sloveni, croati e serbi cetnici solo per aver fatto scelte diverse. Una pulizia etnica in piena regola, commessa da quei vincitori che portavano la stella rossa sul berretto. Un terrore sistematico utilizzato per svuotare quelle terre italiane dagli italiani, spinti all’esodo l’esodo. Alla fine risulteranno massacrate oltre 250mila persone.”

Silenzio e attenzione in sala, mentre tra i ragazzi a seguire, prendevano psoto anche il Sindaco Alberto Greco, L’Assessore alla Sicurezza Roberto Lodi, quello alla Cultura Marina Marchi.

“Ma uno squarcio, col riconoscimento finalmente del Giorno del Ricordo si è aperto – prosegue Biloslavo – anche se restano resistenze fortemente ideologizzate che ogni anno il 10 febbraio, spuntano per recriminare, remare contro la storia e gettare fango su di una verità che finalmente sta uscendo dalla foiba.” Parole che introducono alla sua esperienza personale, di bambino, tanti anni fa raccontata dalla nonna e dai genitori, su quel suo nonno materno, prelevato, sparito nel nulla, che oggi non ha nemmeno una tomba su cui piangere. “È da questo vissuto, che ho scelto il mestiere di inviato di guerra. Per raccontare ciò che avviene, senza filtri per dare una testimonianza diretta, affinché questo orrore non si ripeta mai più. I vinti non vanno giustiziati, ma processati e giudicati. Siate curiosi e non fermatevi alla semplice apparenza. La pace va preservata attraverso soprattutto la verità”, ha chiuso seguito dall’applauso dei ragazzi.