DIALISI, TRA COMPETENZE CHE SI ADATTANO AL PAZIENTE E LA LEZIONE DEL COVID PER UN FUTURO ANCORA PIÙ SICURO - Indicatore Mirandolese
Le modifiche strutturali per mettere in sicurezza i reparti, la corsa alla vaccinazione e il potenziamento dell’assistenza domiciliare: la rete nefrologica dell’Ausl non ha mai smesso di dare risposte ai pazienti con malattia renale, con bisogni complessi e specifici. Negli oltre due anni di durata dello stato d’emergenza per la pandemia, il tasso di mortalità tra i dializzati seguiti negli otto centri Ausl è stato tra i più bassi d’Italia; ora la ripartenza, con altissimi livelli di professionalità e competenze anche chirurgiche, sempre al servizio del paziente
Risposte emergenziali che devono fungere da lezione per il futuro, competenze trasversali da valorizzare e preservare e una resistenza straordinaria al servizio del paziente dializzato. Sono i tre punti principali del bilancio della rete nefrologica dell’Azienda USL di Modena, diretta dal dottor Decenzio Bonucchi, che negli oltre due anni di stato d’emergenza Covid ha dato fondo a tutte le proprie risorse per mettere in sicurezza i propri pazienti con malattia renale e continuare ad erogare prestazioni di primaria importanza per la vita dei nefropatici.
Tra i risultati di maggior valore, il tasso di mortalità – tra i più bassi in Italia – registrato tra i dializzati seguiti negli otto centri gestiti dall’U.O. Complessa di Nefrologia e Dialisi (da Mirandola a Pievepelago, passando per Carpi, Sassuolo, Castelfranco Emilia, Vignola, Montefiorino e Pavullo). Tante le azioni che hanno concorso al risultato, da quelle immediate per mettere in sicurezza i reparti, come modifiche strutturali e triage all’accesso, all’imponente attività di vaccinazione svolta dal personale infermieristico con chiamata attiva dei pazienti in carico, passando per il potenziamento della dialisi domiciliare, per aumentare la capacità di trattenere sul territorio di residenza i pazienti.
“Credo che resilienza sia la parola che descriva meglio il grande sforzo che tutto lo staff degli otto centri di cui si compone la rete nefrologica aziendale ha impiegato e continua ad impiegare tutt’oggi. Il sistema, durante la pandemia, si è autoregolamentato. La conclusione dello stato d’emergenza impone alcune riflessioni, di cui si dovrà tenere conto per fare sì che pandemie di questo tipo, che purtroppo possono ripresentarsi, abbiano un impatto mitigato dalle soluzioni, anche strutturali, che il Covid ci ha suggerito. Porto ad esempio la Nefrologia di Carpi, dove in tempi brevi è stata realizzata una rampa in legno presso l’ingresso posteriore del reparto, che ha consentito di differenziare i percorsi per i casi Covid positivi. Questo tipo di soluzione emergenziale dovrebbe diventare strutturale, per poter accogliere i nostri pazienti sempre più in sicurezza”.
Anche al di là dell’emergenza, resta l’altissima professionalità che la rete nefrologica è capace di esprimere. Emblematica la storia di Franco (nome di fantasia), 58enne con insufficienza renale a causa del diabete da inizio anni ’90. All’epoca, grazie a un trapianto combinato di rene e pancreas eseguito presso il Centro trapianti di Pisa dal professor Ugo Boggi – cui era stato inviato su indicazione del dottor Bonucchi che lo aveva in cura – Franco evita la dialisi. Per 22 anni riesce ad avere una buona qualità di vita, senza la necessità di entrare e uscire dall’ospedale per sottoporsi a terapia. Nel 2021 l’insufficienza renale si aggrava e Franco deve necessariamente iniziare la dialisi. A maggio di quest’anno viene sottoposto ad intervento chirurgico per creare la fistola artero-venosa, modalità ritenuta gold standard per il minor tasso di complicanze e per la longevità dell’accesso vascolare. A realizzare l’intervento è l’équipe della Nefrologia di Carpi, tra i pochi centri in Emilia-Romagna con competenze di chirurgia degli accessi vascolari.
“Questo aneddoto di storia vissuta – conclude il dottor Bonucchi – è rappresentativo dell’alto livello di professionalità raggiunto dai nefrologi, le cui competenze si devono adattare ai bisogni mutevoli del paziente”.