Collettivo Amigdala, gruppo modenese che si occupa di arte pubblica e performance partecipate, presenta la camminata pubblica che si terrà a Mirandola – martedì 6 settembre, con ritrovo alle ore 18.30 davanti al Palazzo comunale in p.zza Costituente – in occasione delle iniziative del decennale del sisma. L’evento itinerante si svolgerà a piedi, ascoltando le voci e le testimonianze degli abitanti e cittadini, tra memoria e futuro, tra storia personale e prospettive per il domani, a dieci anni dal terremoto.
Il progetto si inserisce nell’ambito delle manifestazioni del Decennale del Sisma promosso da Centro Documentazione Sisma Emilia 2012 e coinvolge l’intera area Nord della provincia di Modena. Il progetto è realizzato in collaborazione con Istituto Storico di Modena.
Tra il 20 e il 29 maggio 2012 infatti, in questa zona del territorio modenese, due scosse di magnitudo 5.8 e 5.9 sconvolsero improvvisamente la vita di moltissime persone, causando 27 morti, 350 feriti e oltre 40.000 sfollati.
A dieci anni da quegli avvenimenti, Collettivo Amigdala ha avviato un vero e proprio viaggio di ricerca. Il processo drammaturgico si basa sulla raccolta di fonti orali registrate nella prossimità di interviste che rievocano i ricordi diretti dei giorni e delle notti del sisma, delle misure di emergenza e degli immediati progetti di ricostruzione di scuole, case e negozi.
I segni del terremoto del 2012 sono visibili tutt’oggi nei nove comuni della bassa modenese e nelle voci dei loro abitanti, che Collettivo Amigdala ha voluto incontrare: circa 50 cittadine e cittadini di diverse età, amministratori pubblici che hanno gestito in prima persona l’emergenza e che oggi hanno ancora in carico la ricostruzione, volontari dei diversi Enti che si sono occupati di migliaia di sfollati e hanno gestito a vario titolo le conseguenze materiali ed emotive del terremoto. Un viaggio per raccogliere storie, voci, ricordi ma anche punti di vista sul presente e sul futuro di ciascun paese.
Le performance consiste in una camminata sonora, dove una collettività si muove all’interno del paese in un percorso pensato per incontrare i luoghi più significativi di ogni comune. Il pubblico cammina lungo le strade della città dei Pico tra case che portano ancora i segni della tragedia o ancora tra le i nuovi fabbricati allestiti nell’arco di pochi mesi per scuole, municipi, palestre o negozi.
Durante il percorso, le casse acustiche portatili trasportate da due attrici della compagnia diffondono un testo originale che riflette sul tema della perdita, della memoria e di un paesaggio trasformato. Le parole recitate si intrecciano agli audio raccolti durante le interviste, creando un vero e proprio paesaggio in grado di conferire la parola ai luoghi e di restituire agli abitanti una visione collettiva di quella ferita aperta dieci anni fa e che in molti comuni si sta ancora rimarginando, urbanisticamente ed emotivamente; una ferita che ha generato nella collettività una straordinaria esperienza di partecipazione, volontariato e di solidarietà delle comunità coinvolte, segnando così un passaggio fondamentale per la coesione dei cittadini e delle cittadine di quei territori.
Il titolo del progetto fa riferimento alla bocca del cratere, un varco che alla sua apertura ha abbracciato la vasta area della bassa modenese. Nel progetto artistico ideato da Amigdala, l’immagine richiamata dal titolo è anche l’affastellarsi di voci attorno a questa esperienza indelebile, che risuonano tra loro per comunanze, punti di vista e una comune e profonda solidarietà.
Collettivo Amigdala propone una conoscenza diretta dei luoghi attraverso il corpo e la voce, il cammino e l’ascolto collettivo. Di bocca in bocca non è solo l’esito di un approfondito processo di lavoro tra drammaturgia e relazione partecipata col territorio, ma è anche la testimonianza diretta di luoghi e persone, tracce di una memoria indelebile di una tragedia che ha segnato, insieme al sisma de L’Aquila del 2010 e del Centro Italia nel 2014, la storia di un intero paese che ancora oggi si dedica alla ricostruzione, alla cura di persone e piccoli centri abitati e a ferite difficili da rimarginare.