"DONNE E MANICOMIO" DURANTE E DOPO LA GUERRA - Indicatore Mirandolese
Prosegue a Mirandola martedì 12 maggio (ore 16, Scuola media “Montanari”) il ciclo di quattro incontri “Le altre storie della Grande Guerra”, dedicato a pagine sconosciute, dimenticate o volutamente rimosse del conflitto. Nell’Auditorium della Scuola (via Tazio Nuvolari 4) interverrà Francesco Paolella su “Donne e manicomio: traumi, paure, privazioni”.
La prima guerra mondiale investì e travolse ogni aspetto della vita quotidiana della società occidentale. Ebbe pesanti conseguenze in primo luogo sui corpi e sulle menti di masse di uomini costretti a sopravvivere per anni nelle trincee e a subire la violenza degli assalti e dei bombardamenti. Molto è stato studiato e scritto su ciò che il conflitto con i suoi traumi e le sue privazioni inaudite rappresentò per gli uomini in armi. Resta ancora molto da indagare per “gli altri”, per coloro che non conobbero direttamente il fronte, ma che trascorsero gli anni di guerra a casa, dovendo combattere contro la fame, la paura, l’incertezza del futuro. Le donne vissero la guerra come madri e mogli di combattenti tenuti lontani da casa, ma ebbero anche il compito di provvedere alla sopravvivenza dei figli e di difendere l’unità della famiglia. Anche le donne subirono la violenza della guerra: alcune ne ebbero i nervi e la mente sconvolti. Nell’incontro si parlerà di loro, con riferimento anche alle fonti presenti negli archivi sanitari degli ex-ospedali psichiatrici. Per capire cosa la Grande Guerra significò per donne che vennero ricoverate in manicomio durante e subito dopo il conflitto.
I quattro incontri sono organizzati da Hesed, Zerla e Comune (con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola), su alcune vicende inedite, sconosciute o dimenticate del conflitto.
Il ciclo di incontri proseguirà martedì 19 maggio alle ore 16 con Mirco Carrattieri su “La memoria della guerra. I monumenti del territorio modenese” e martedì 26 maggio alle 16 con Fabio Montella (“Prigionieri in patria: l’odissea dei soldati italiani liberati dal nemico”).