IL PUNTO SU INDUSTRIA E LAVORO AL LIONS DI MIRANDOLA - Indicatore Mirandolese
“Lo stato di salute dell’industria modenese e le prospettive di lavoro” è l’argomento che è stato discusso in un interessantissimo incontro del Lions Club Mirandola, presidente Paolo Bergamini, con Walter Caiumi, presidente di Confindustria Modena, e con Roberta Sighinolfi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro della provincia di Modena.
Pur in presenza di indicatori nazionali tutti ampiamente negativi già da alcuni anni, Walter Caiumi ha dato una lettura delle prospettive dell’imprenditoria modenese mettendone, invece, in evidenza i diversi aspetti positivi che cominciano sempre più ad affiorare negli ultimi mesi, rafforzando l’impressione che la situazione stia cambiando in meglio. In generale, si può dire che il modello emiliano e, in particolare, modenese, nonostante la crisi duramente pagata con la chiusura di molte aziende, abbia tenuto, per la sua specificità di essere strutturato “a distretti” (meccanica, ceramica, tessile, biomedicale eccetera).
Un altro suo punto di forza è quello di essere un modello manufatturiero, con un export ancora molto importante, con un valore che si attesta su 10000 euro/pro capite (ovvero, che ha toccato i 12 miliardi di euro nel 2014, record storico assoluto, mai raggiunto prima d’ora), il più alto nel nostro Paese. A esso ha contribuito positivamente anche la massiccia presenza di cooperative sul nostro territorio. Allora, ci si chiede: possiamo continuare a crescere? Forse sì, purché innanzitutto la solidarietà manifestatasi dopo il terremoto (in questo senso è stato un’opportunità), che ha consentito di fare le cose “assieme”, cioè in sintonia con le autorità (non sempre è stato così), duri ancora a lungo.
Poi, la situazione internazionale in questo momento è particolarmente favorevole, col basso prezzo del petrolio, il riallineamento fra euro e dollaro, il costo del denaro ai minimi storici. Infine, c’è a breve l’opportunità dell’Expo di Milano che potrebbe spingere significativamente verso l’alto il nostro Pil, nel 2015 e 2016. Bisogna, però, che le numerose piccole aziende presenti sul territorio imparino anche ad associarsi in reti d’impresa, altrimenti da sole non riusciranno a vincere la sfida del mercato globale. Dal punto di vista legislativo, gli imprenditori sono soddisfatti e contano molto sui risultati che la nuova legge Jobs Act potrà produrre, anche se temono che la sua applicazione possa trovare difficoltà e resistenze che finiscano per snaturarne i cardini.
Gli imprenditori appoggiano ogni iniziativa tendente a far crescere ricerca e innovazione, anche attraverso maggiori interazioni fra università ed industria. Il buon esempio citato dal relatore è quello del Tecnopolo Biomedicale da poco inaugurato a Mirandola che deve assolutamente funzionare. Maggiori interazioni fra i mondi della scuola e del lavoro con conseguenti effetti positivi sulla formazione e sullo sviluppo delle cosiddette “soft skills” (competenze alternative) nelle nuove generazioni possono essere ottenuti attraverso l’alternanza scuola/lavoro, anche con stage fino a 200 ore/anno per gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori.
Il discorso dell’altro relatore, Roberta Sighinolfi, è stato incentrato sulle prospettive di lavoro nella nostra provincia. Si spera anche qui che i provvedimenti legislativi che entreranno in vigore a breve possano migliorare una situazione estremamente compromessa. E’ stato rimarcato che la crisi dell’occupazione ha trovato scarsissimo appoggio da parte delle agenzie dell’impiego, le cui carenze funzionali sono ben note a tutti.
Poi, la cattiva gestione degli ammortizzatori sociali, che ha talora portato a casi di abuso e malcostume, il mancato favore delle aziende nei confronti della legge dell’apprendistato, che ha generato vere e proprie sperequazioni nei trattamenti dei dipendenti, hanno ulteriormente peggiorato le cose. In uno studio recente, è stata individuata la lista dei lavori più richiesti, che risultano essere, allo stesso tempo, anche i meno appetiti dai giovani. Forse per risolvere il problema, bisogna cambiare le regole, andare incontro a loro e alle loro aspettative con proposte nuove.
Potremo farcela col Jobs Act che, sotto molti aspetti, rivendica novità di approccio nel rapporto con le nuove generazioni di lavoratori? Lo vedremo, ma è assolutamente inaccettabile che in Italia ci siano 3,5 milioni di persone che non hanno lavoro e neppure ne stiano cercando uno.
La serata si è conclusa con numerose domande ai relatori, segno dell’estremo interesse che la loro chiara esposizione ha generato tra i presenti.