ALESSANDRO GASSMANN SI RACCONTA IN UN LIBRO - Indicatore Mirandolese
- Titolo: Sbagliando l’ordine delle cose
- Autore: Alessandro Gassmann
- Editore: Mondadori
- Anno: 2012
- Pagine: 177
- Prezzo: 18 €
Per qualcuno che ama il cinema e la lettura, cosa c’è di meglio di leggere un libro scritto da un attore? Ho appena terminato “Sbagliando l’ordine delle cose” di Alessandro Gassmann (con due enne, come specificato anche in copertina) e sono contenta di averlo letto perché ora lo vedo sotto un’altra luce. In questo suo libro, infatti, Gassmann ci racconta, in modo molto crudo, diretto e assolutamente vero le sue esperienze di vita e il lettore lo vede prima come figlio di un attore famoso, poi come attore alle prime armi, poi ancora come uomo che inizia a capire quale sia la dimensione e, infine, come uomo che finalmente ha accettato sé stesso per quello che è e riesce ad esprimere al meglio ciò che è diventato. Senza ipocrisie o giri di parole Gassmann ci racconta delle sue scelte, anche quelle errate, ma con la consapevolezza di aver sbagliato e la voglia di migliorare. Non si vede competitività con la figura del padre, verso la quale si legge solo molta ammirazione, ma piuttosto viene esaltata la parte in cui un figlio che cresce con a fianco una figura così “ingombrante” riesce a stare bene con sé stesso nel momento in cui capisce che può essere diverso e che ne ha le capacità. Nei vari capitoli del libro si alternano esperienze personali all’interno di quella che viene definita una famiglia “impegnativa” a quelle lavorative, dal teatro al cinema, da “Roman e il suo cucciolo” a “Bagno turco”, da“Basilicata coast to coast” (che ho adorato!) al giro di boa della sua carriera con “Caos calmo”. In alcune pagine troviamo anche preziosi brani di Vittorio Gassmann tratti da “Un grande avvenire dietro le spalle”. Mi ha colpita moltissimo una frase che Gassmann scrive in uno dei primi capitoli a proposito di suo padre, Vittorio: «Fu una delusione scoprire che non era un eroe. Era solo un attore». Deve essere stata dura portare il peso di una figura così, ovunque andasse, trovare le porte aperte sul lavoro senza sapere se per il cognome che porti o per le tue effettive capacità. Gassmann, infatti, in questo libro ci parla di sensi di colpa che avvertiva per aver avuto più opportunità di altri, e che lohanno portato per anni a non impegnarsi al massimo, facendo «meno di quello che avrei potuto. Le mie qualità brillanti le ho scoperte dopo trent’anni». E tutto sommato devo dire che non aspettavo altro e che ora spero che la stessa illuminazione avvenga in altro attore italiano, Christian De Sica, il quale spero cresca come attore e che allontani l’ombra del suo “Vittorio”. Se non per lui, per il cinema italiano.
Greta Sala
(greta-allaboutgreta.blogspot.com)
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