70 ANNI FA LA STRAGE DI SAN GIACOMO - Indicatore Mirandolese
Settant’anni fa avvenne una delle stragi più brutali della seconda guerra mondiale a Mirandola.
Il 30 settembre 1944 i fascisti impiccarono sei giovani partigiani ai pali della luce davanti alla chiesa di San Giacomo Roncole e al “Casinone” di don Zeno. Fu una delle azioni più brutali della Brigata Nera di Mirandola e martedì 30 settembre, a distanza di 70 anni, l’Anpi e il Comune di Mirandola ricorderanno quei ragazzi. La commemorazione si svolgerà a partire dalle ore 18 proprio davanti al “Casinone”, con la deposizione di una corona e di fiori.
«Ancora oggi sembra impossibile. Eppure sono cose vere»: così scriveva nel 1974 Norina Galavotti, una delle prime “mamme di vocazione” dell’Opera Piccoli Apostoli, testimone di quell’atroce episodio del 1944. «Noi – dice il Sindaco Maino Benatti – dobbiamo riprendere le sue parole. In questa nostra Europa che ha assistito a 70 anni di pace, proprio grazie al sacrificio di tanti giovani che volevano dire finalmente basta a guerre e dittature, sembrano cose impossibili e lontane. E invece sono accadute qui, sul nostro territorio. Nostro dovere è dunque innanzitutto quello di ricordare».
Adriano e Nives Barbieri, Giuseppe Campana, Alfeo Martini, Luciano Minelli ed Enea Zanoli erano partigiani ed erano in contatto con don Zeno, che era un noto antifascista Il loro brutale assassinio e l’esposizione dei corpi proprio davanti al “Casinone” va forse collegato a questa circostanza.
Il più giovane, Campana, aveva solo 16 anni. Il più “vecchio”, Martini, aveva 37 anni ed era un maestro elementare. Aveva fatto conoscere don Zeno a don Primo Mazzolari. Minelli e Zanoli (responsabile dell’organizzazione militare cattolica nella cerchia urbana modenese) si erano recati più volte al “Casinone”, trovandovi rifugio per qualche tempo. «Come tanti loro coetanei del nostro territorio, – prosegue Benatti – quei giovani combattevano dalla parte giusta, correndo gravissimi rischi per costruire un’Italia democratica e più giusta».
Quello di San Giacomo non era il primo e non fu l’ultimo dei crimini efferati che l’occupante, spalleggiato dai militi della Repubblica Sociale, effettuarono sul territorio della Bassa, in spregio ad ogni atto di rispetto della dignità umana ma anche delle più elementari leggi di guerra. «Ma il sacrificio di quei ragazzi non è stato vano. Dopo di loro – conclude il Sindaco – altri giovani imbracciarono le armi e alla fine, insieme agli Eserciti alleati, riuscirono a liberare il nostro Paese, ponendo le fondamenta dell’Italia in cui anche noi viviamo».
L’iniziativa si inserisce nel programma del 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione, che vedrà l’organizzazione di diversi appuntamenti fino al 2016.
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