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CNA, PREOCCUPAZIONE PER LA CHIUSURA MORZAC, PER IL DESTINO DEI DIPENDENTI E L’IMPATTO SULL’INDOTTO - Indicatore Mirandolese

Galavotti: un evento che testimoniai problemi legati ad un settore maturo come quello della produzione dei cosiddetti disposable

 

“Siamo estremamente preoccupati per la chiusura della Morzac, che, coinvolgendo oltre 350 famiglie, avrà un impatto davvero pesante sulla comunità di Mirandola e dintorni. Non solo per ciò che riguarda l’economia, ma anche e soprattutto per le dimensioni sociali di questo evento”. È il commento di Cesare Galavotti, presidente della CNA dell’Area Nord, di fronte alla notizia della decisione, da parte della multinazionale, di abbandonare la produzione mirandolese di dispostivi per la dialisi.

“Peraltro, in ballo non ci sono soltanto, per modo di dire, i 350 dipendenti della Morzac, ma anche l’indotto di questa multinazionale, che, con il suo comportamento dimostra anche di non aver ripagato la comunità per quell’impegno che giustamente la Regione Emilia Romagna aveva profuso per sostenere le imprese in occasione del terremoto”.

Stiamo parlando – continua la nota di CNA – di 6,286 milioni di euro, come si può ricavare dai documenti pubblicati sul sito della Regione.

“In ogni caso – continua Galavotti – il problema che si sta delineando alla Morzac, azienda specializzata nella produzione di dispositivi medici per la dialisi. segna la crisi del settore, in particolare peer ciò che riguarda la produzione dei dispositivi più tradizionali”.

Secondo CNA, questo evento impone una riflessione profonda sulle dinamiche produttive, di ricerca e innovazione del distretto mirandolese, se si vuole continuare ad essere competitivi e rimanere il terzo polo al mondo per ciò che riguarda il il biomedicale. “Occorre, oggi più che mai, continuare ad investire sull’innovazione tecnologica, sui materiali, sulla sostenibilità, anche in vista la presenza del Tecnopolo “Mario Veronesi” e la prossima partenza della laurea specialistica in “Bioingegneria per l’innovazione in medicina”.

Per farlo, conclude Galavotti – è’ necessario affrontare questa crisi in modo coordinato tra governo, regione, comunità locali e settore privato e, nell’immediato, costituire un tavolo per affrontare lo sviluppo del distretto e il suo posizionamento strategico

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