RICORDATO IL MIRANDOLESE GIOVANNI CAVICCHIOLI: AUTORE, LETTERATO, GIORNALISTA, PITTORE - Indicatore Mirandolese
In occasione del 60° anniversario della morte, 13 gennaio 1964, l’Associazione Amici della Consulta APS, il Comitato Sala Trionfini e l’Università della Libera Età “Bruno Andrelli” lo hanno ricordato con una breve cerimonia nel cimitero monumentale di Mirandola alla presenza della nipote Lucia Cavicchioli, don Gianni Zini e altri familiari.
Nei prossimi mesi verranno organizzate alcune iniziative per ricordare la figura e l’opera di Giovanni Cavicchioli.
Giovanni Cavicchioli è nato a Mirandola il 2 gennaio 1894. Figlio di Alfredo, medico, e di Rosa Severi, rimase orfano della madre a tre anni (i suoi ricordi d’infanzia sono affidati al romanzo autobiografico Bambino senza madre, Roma 1943).
Frequentò il liceo di Mirandola ma poi continuò gli studi per suo conto; studiò musica sotto la guida del bolognese Ottorino Respighi, e si cimentò anche nella pittura.
Con impegno più metodico si dedicò all’attività letteraria: suo esordio fu la raccolta di versi Palazzi incantati, edita a proprie spese nel 1913. Negli anni seguenti ebbe contatti col teosofo austriaco Rudolf Steiner. Due tragedie di argomento romano, Romolo e Lucrezia, scritte nel 1920 e 1921, gli valsero una certa notorietà negli ambienti teatrali: la prima fu messa in scena nel 1932 dalla compagnia Tamberlani (con riprese negli anni successivi); la seconda nel 1925 dalla compagnia di Gualtiero Tumiati e Letizia Celli.
Minor attenzione riscossero altri suoi lavori teatrali: Guerino detto il Meschino, leggenda per bambini con intermezzi musicali di Adriano Lualdi, presentata nel 1919 al teatro dei Piccoli di Roma creato
e diretto da Vitorio Podrecca, e Intellettuali, gioco scenico scritto nel 1925 e presentato a Mirandola nel 1933 dalla compagnia Sperani-Tamberlani-Bettinelli.
La censura impedì nel 1931 la messa in scena della commedia Rosa in fiore (pubblicata insieme con la precedente a Modena nel 1933).
Nel 1924 Cavicchioli era stato presentato dall’amico, Orio Vergani a Luigi Pirandello, a fianco del quale, assieme ad altri (tra cui Vergani, Massimo Bontempelli e Giusepppe Prezzolini), partecipò all’ideazione del “Teatro dei dodici”, progetto che si conretizzò nel 1925 con la fondazione del
teatro d’Arte di Roma, alla cui direzione si pose lo stesso Pirandello. Negli anni successivi che trascorse soprattutto a Sanremo, Cavicchioli esercitò attività di pubblicista e di critico teatrale. All’inizio della seconda guerra mondiale si stabilì definitivamente a Mirandola, proseguendo il
lavoro di giornalista. Continuava anche a coltivare l’interesse per la pittura (fra i suoi amici più cari fu Filippo De Pisis, alla cui opera dedicò diversi articoli e il volume F. De Pisis, Venezia 1932 e Firenze
1942), e nel 1948 ebbe luogo a Modena una mostra di suoi dipinti. Nel 1957 ricevette il premio “La Secchia”, conferitogli dall’Associazione della stampa di Modena quale riconoscimento della sua attività letteraria.
Negli ultimi anni lavorò ad un saggio, rimasto incompiuto, su Giovanni Pico della Mirandola. Durante la sua carriera giornalistica collaborò a numerosi periodici e quotidiani (fra gli altri: La Nuova Antologia, La Fiera letteraria, Il Popolo d’Italia, L’Illustrazione italiana, Il Resto del Carlino, L’Avvenire
d’Italia, La Gazzetta di Modena).
Morì a Mirandola il 13 gennaio 1964 e venne sepolto nel
cimitero cittadino.