Che l’aria era cambiata si è capito subito, sin dal primo momento. Per lo stile umile, per la stola assente, per quel saluto semplice quando si è affacciato dal balcone la prima volta: «Buonasera». Come uno che arriva a casa e saluta la sua famiglia. Uno che senza tanti fronzoli si presenta come il “vescovo di Roma” e parla solo italiano.

E poi, naturalmente il nome. Che si riferisce proprio al poverello di Assisi, non ad altri…neanche a mio figlio che lo porta, spero con l’umiltà che spetta a tale nome. Francesco senza numero perché nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di evocare il santo degli ultimi, prendendosi implicitamente la responsabilità di illuminare una Chiesa più attenta a chi ha bisogno piuttosto che al potere.

A poche ore dalla sua elezione Papa Francesco era stato presentato come un campione dell’antifemminismo. Gli sono state attribuite frasi contro l’impegno delle donne in politica. Si è cercato di cucire sul nuovo Pontefice l’abito truce e anacronistico del misogino. Ma le parole del Papa hanno fugato ogni dubbio: ha ricordato infatti che proprio le donne furono le prime testimoni della Resurrezione, l’evento centrale della fede cristiana.

Le donne per prime hanno creduto, le donne hanno avuto il coraggio di raccontare, le donne hanno testimoniato la fede. Loro hanno creduto, gli uomini no: Pietro andrà al sepolcro a cercar prove e Tommaso vorrà toccare con le sue mani le ferite di Gesù.  Poi un appello alle mamme e alle nonne a continuare il proprio ruolo di annuncio della fede.

Tutte le volte che lo vedo, lo ascolto e sinceramente lo cerco un piccolo brivido mi attraversa. Mi piace allora pensare che questo sia il primo passo verso quel necessario cambiamento che i nostri giorni richiedono e dando indirettamente ragione a chi sta ricordando che «E’ più facile che una donna diventi Cardinale piuttosto che salga al Quirinale».

 

Giulia Bellodi

Capogruppo Fratelli d’Italia – Centrodestra Nazionale