SANITA': LETTERA DEL DOTT. MASELLIS GIA' DIR. DIP. MATERNO INFANTILE AUSL E PER DUE ANNI A MIRANDOLA - Indicatore Mirandolese
Lettera aperta
Sono Giuseppe Masellis, già direttore del dipartimento materno infantile dell’AUSL di Modena, già direttore del UO di ostetricia e ginecologia di Carpi e, per due anni, di Mirandola, già direttore del programma Salute Donna (programma integrato consultori-punti nascita) già componente della commissione nascita Regionale e Ministeriale.
Nei miei ruoli professionali ho contribuito alla riorganizzazione del percorso nascita nel distretto di Vignola e Castelfranco Emilia che comportò la chiusura dei rispettivi punti nascita.
Ripercorrere il mio curriculum ha un unico scopo: rappresentare e mettere a disposizione la mia esperienza e conoscenza dell’evoluzione del “percorso nascita”, sia dal punto di vista tecnico-scientifico che organizzativo, nella provincia di Modena. Il conoscere il passato mi dà la possibilità di conoscere meglio il presente ed avere un’idea di come programmare il futuro.
Con questa lettera vorrei condividere la preoccupazione che nasce dalla consapevolezza del grave periodo storico che sta vivendo la sanità in generale e in particolare il settore ostetrico-ginecologico della nostra provincia. Tale condizione rende oggi inadeguata l’assistenza all’intero percorso nascita sia in termini di possibilità di accesso alle prestazioni che nei termini di appropiatezza e sicurezza.
In provincia di Modena ed in Regione Emilia-Romagna da tempo si promuove un’appropriata assistenza alla nascita attraverso una formazione continua dei professionisti sulle migliori modalità di assistenza alla gravidanza al parto ed al puerperio con l’obiettivo di migliorare la salute delle mamme e delle loro bambine e bambini: i risultati di questo lavoro sono certificati dai buoni indicatori di salute perinatale ottenuti negli anni.
La elaborazione annuale dei dati CEDAP (Certificato Di Assistenza al Parto) ci consente di monitorare costantemente la qualità dell’assistenza nei punti nascita Hub e Spoke; negli ultimi anni, anche alla luce dell’accordo stato regioni del 2010 e in riferimento ai dati di letteratura e alle evidenze cliniche, l’assistenza al travaglio parto è stata modulata per livelli di rischio indirizzando ai centri hub o Spoke, con una casistica al di sopra dei 1000 parti/anno, le gravidanze a medio ed alto rischio sia per patologie materne che per patologie fetali.
Ad oggi la qualità e la sicurezza di tale assistenza è messa a dura prova da elementi importanti che caratterizzano questo periodo storico e che influiscono in modo determinante sulla sicurezza dell’assistenza alla nascita ed anche sul lavoro dei professionisti.
Questi elementi in estrema sintesi sono:
-la denatalità, (tema sulle cui azioni per invertirne la tendenza ho già espresso, in più sedi, il mio rammarico per la totale disattenzione politica e quindi sociale, alla vera emergenza del nostro paese che non investe nella sua più grande risorsa: i BAMBINI). In questa sede mi preme far notare che il numero di parti si è ridotto significativamente negli ultimi 10 anni ( -2000 nati in provincia di Modena dal 2011 al 2021).
–il definanziamento della sanità, iniziato già nel 2009 -2010 che ha portato ad una riduzione delle risorse sia tecnologiche che di personale (turn over mai garantito al !00%).
–la grave mancanza sul mercato del lavoro di professionisti specialisti (ginecologi, neonatologi, anestesisti) che devono garantire l’assistenza nei punti nascita.
Il tema della carenza dei professionisti è molto grave, di non facile soluzione: sono state aumentate negli ultimi 3 anni il numero di borse di studio nella scuola di specializzazione ma ad oggi il numero risulta assolutamente insufficiente e la carenza di personale, presente già da almeno 5/7 anni, non è al momento recuperabile. A tale carenza si aggiungono i problemi legati sia al turnover degli operatori, con pensionamento delle figure senior in grado di garantire interventi a medio-alta complessità assistenziale sia ai giovani specializzati, non autonomi nel gestire turni di sala parto, che necessitano di tutoraggio e affiancamento, per diverso tempo, prima di poter lavorare in completa autonomia.
Si consideri che questa quota di neo-specialisti il più delle volte rappresenta più del 50% dell’equipe, con forte impatto quindi sulla qualità e sicurezza di cui tutti gli interventi necessitano, anche quelli sulla gravidanza e sul parto a basso rischio.
Da alcuni anni si fa fronte alla carenza di professionisti con l’utilizzo di professionisti a gettone e/o forniti da cooperative; è evidente che queste sono soluzioni emergenziali che non possono e non debbono divenire sistematici.
La sicurezza della nostra assistenza, ancor di più nell’ambito perinatale, deve essere una sicurezza di struttura e di sistema che solo una equipe stabile, abituata a lavorare insieme all’interno di una organizzazione ben articolata, di cui il professionista faccia parte stabilmente, è in grado di garantire.
Se non appartengo ad un sistema non posso fare sistema
Nella nostra provincia penso sia necessario quindi sviluppare una grande sinergia formativo-operativa tra i professionisti dei punti nascita e dei servizi territoriali di assistenza alla nascita, tra le aziende sanitarie e l’università al fine di individuare insieme strategie d’uscita da questa situazione che sta mettendo a forte rischio la qualità e la sicurezza dell’assistenza che siamo chiamati a garantire
Dobbiamo, quindi, superare l’attuale organizzazione che prevede nella stessa provincia un Dipartimento materno-infantile dell’azienda ospedaliera-universitaria policlinico/Baggiovara, un Dipartimento materno-infantile dell’azienda usl di Modena e un Dipartimento dell’ospedale di Sassuolo.
Si deve pensare ad una organizzazione che metta finalmente in rete, nel rispetto dei propri ruoli, questi tre dipartimenti e i servizi territoriali di assistenza alla nascita, con il coinvolgimento dell’Università degli studi, presenza fondamentale, per adeguare i piani didattici alle esigenze del percorso nascita e per ampliare le opportunità della ricerca in questo ambito.
La sinergia fra tutte le strutture di assistenza alla nascita è fondamentale per affrontare questa emergenza, per garantire qualità, efficienza, distribuzione appropriata delle risorse da parte dei servizi sanitari e socio-sanitari collegati al percorso nascita.
Ci tengo a sottolineare che si deve parlare sempre di percorso nascita.
Dobbiamo perciò, a mio avviso, operare una lettura realistica di quelle che sono le aspettative e ancor più i bisogni di salute delle nostre mamme, dei loro bimbi e delle loro famiglie; questo è assolutamente necessario che lo facciano i tecnici in accordo con gli enti locali,dal momento che questi ultimi contribuiscono a sostenere gli interventi di salute,anche in ambito perinatale, lavorando sempre in una ottica di appropriatezza e sicurezza assistenziale; è bene precisare che sulla valutazione dell’appropiatezza e della sicurezza la parola deve essere lasciata ai tecnici , in condivisione con i politici.
Risulta assolutamente anacronistico, a mio avviso, soffermarsi solo al momento del travaglio/parto riducendo la visione al se’, in un determinato punto nascita, deve o non deve essere garantito, aperto o chiuso. La nascita sarà una buona nascita se verrà da una buona gravidanza e genererà una famiglia che ha bisogno dei nostri interventi anche dopo la nascita stessa.
Le donne anche nell’ultimo rapporto CEDAP del 2021 scelgono di partorire in centri con volumi di assistenza almeno sopra i 1000 parti che, tra l’altro, oggi hanno spazi ben strutturati dedicati alla fisiologia.
Chiediamoci il perché di queste scelte!!
Inoltre, in una visione che deve sempre guardare al nuovo che viene, all’interno di un nuovo modello organizzativo si possono attuare modelli innovativi di assistenza alla nascita che prevedano,per esempio, l’accompagnamento ostetrico al parto presso la struttura di riferimento; l’accompagnamento potrebbe essere effettuato dallo stesso personale ostetrico che si è fatto carico dell’assistenza durante la gravidanza che può stare accanto alla donna durante il parto in collaborazione con gli operatori della struttura di riferimento.
L’accompagnamento al parto è la vera rivoluzione che va incontro alle esigenze delle donne che chiedono la continuità nell’ assistenza, di essere tutelate per tutta la gravidanza e di partorire in una struttura che garantisca sicurezza per sé e per il suo bambino.
Altro intervento utilissimo sarebbe garantire una presenza ostetrica nel post-partum che affianchi la donna e la sua famiglia presso il suo domicilio in un momento, a volte molto delicato e critico, che è quello del ritorno a casa. Le donne spesso sole con il primo figlio, necessitano di interventi di sostegno e di rafforzamento.
Ultimo e non ultimo per importanza: assolutamente necessario tutelare la qualità del lavoro dei professionisti che attualmente operano nei punti nascita con maggior carenze di risorse e di sicurezza: non è possibile operare in una situazione, com’è quella attuale, permanentemente a rischio, pena la completa disaffezione, che già si sta verificando nelle strutture ospedaliere. Risulta invece necessario coinvolgere e fidelizzare i neo-specialisti agli ospedali e alle sale parto garantendo però organizzazioni il più possibili formative e tutelanti.
Dai dati della letteratura scientifica e anche dallo stesso accordo stato regioni, che li mette in evidenza, ci sono indicazioni chiare alla riduzione dei punti nascita, mettendo come limite minimo 1000 parti per garantire una competenza adeguata dei professionisti e dell’intero sistema di assistenza alla nascita anche se fisiologica.
Altro elemento, messo in evidenza dalla letteratura e dalle indicazioni di organismi internazionali e nazionali, è la continuità assistenziale, da promuovere durante tutto il percorso nascita garantita in primis dalle professioniste ostetriche; questo è un elemento che consente di migliorare di molto gli indicatori di salute.
Queste indicazioni che ci vengono dalla letteratura scientifica e dai documenti d’indirizzo internazionali, insieme all’analisi dei dati locali possono essere elementi che consentono in questa situazione emergenziale di intravedere opportunità e strategie, da individuare il più presto possibile, che non possono che essere condivise fra tecnici e politici.
Con questa lettera da cittadino/professionista mi rivolgo ai politici perché prendano atto della allarmante gravità del momento e si facciano carico di promuovere, con sollecitudine, un gruppo di lavoro tecnico-politico che possa affrontare l’attuale emergenza e dare risposte condivise, in una visione almeno provinciale, a questa situazione di vera criticità dell’assistenza al percorso nascita che mette in pericolo la salute di donne e bambini.
Queste e tante altre situazioni stanno mettendo in crisi la sanità pubblica della quale dobbiamo prenderci cura, anche come cittadini e cittadine, impegnandoci tutti nel proteggerla, difenderla e sostenerla: la sanità pubblica è un bene comune prezioso, da salvaguardare.
Prof. Giuseppe Masellis