L’ONCOLOGIA DI MIRANDOLA CRESCE, NONOSTANTE IL COVID: PRIME VISITE AUMENTATE DEL 20% RISPETTO ALLO SCORSO ANNO - Indicatore Mirandolese
Alto indice di gradimento per il Day Hospital Oncologico del Santa Maria Bianca; la responsabile Paola Nasuti: “Qui si continuano a fare trattamenti ed esami, in totale sicurezza. E ai cittadini dico: aderite agli screening, la diagnosi precoce è fondamentale”
Il sistema sanitario provinciale, alle prese con l’emergenza coronavirus, sta fornendo una risposta di quantità e di qualità. Non solo nei confronti del Covid, ma anche per altre patologie, come quelle oncologiche, con le strutture dell’Azienda USL di Modena impegnate a garantire trattamenti, visite ed esami in sicurezza. In alcuni casi con un volume di attività addirittura aumentato, come ad esempio il Day Hospital Oncologico ed Ematologico dell’Ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola, che ha incrementato di circa il 20% i servizi offerti nei primi 10 mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono state infatti 311 le prime visite effettuate, per un totale di 1.801 accessi (erano 1.524 al 31 ottobre 2019).
Numeri che dimostrano l’alto livello di gradimento raggiunto dalla struttura mirandolese diretta dalla dottoressa Paola Nasuti, che afferisce all’Unità operativa di Medicina Oncologica di Area Nord dell’Azienda USL di Modena guidata dal dottor Fabrizio Artioli. All’interno del Day Hospital Oncologico del Santa Maria Bianca è inoltre presente un ambulatorio di ematologia, di cui è responsabile la dottoressa Letizia Pedrazzi.
“Ovviamente il Covid ha avuto un impatto importante sui servizi sanitari come il nostro – spiega la dottoressa Nasuti –, ma non ci ha impedito di continuare ad offrire cure e visite ai pazienti, in tutta sicurezza. A ogni accesso viene eseguito il triage (misurazione della febbre, igienizzazione delle mani e questionario anamnestico), oltre all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale da parte sia degli operatori sia dei pazienti”.
L’emergenza in atto ha avuto riflessi significativi anche sulla sfera emotiva dei pazienti oncologici, fragili per definizione: “In questo momento storico sono molto spaventati – prosegue la dottoressa Nasuti –, ci chiamano per sapere se possono venire a fare i trattamenti chemioterapici e noi li tranquillizziamo. Amo definire il nostro lavoro con una frase, che è il mio credo da sempre: non siamo dei chemioterapisti, siamo oncologi medici, prendiamo in carico il paziente in toto, con le sue necessità e le sue paure, garantendo non solo le giuste cure ma anche quel supporto emotivo e psicologico di cui hanno bisogno”.
“I numeri dimostrano che la rete oncologica ha funzionato – evidenzia il dottor Artioli –, dai Medici di medicina generale ai servizi ospedalieri, un meccanismo ben rodato, anche in tempi di Covid, che si muove in una logica di integrazione e collaborazione tra territorio e ospedale. L’aspetto più importante, adesso, è quello relativo agli screening: bisogna recuperare il terreno, colmando il gap creato dal periodo in cui non si sono potuti svolgere per colpa del lockdown di marzo e aprile scorsi”.
“Prevenzione e diagnosi precoce sono fondamentali in oncologia – gli fa eco la dottoressa Nasuti –, per questo invito i cittadini ad aderire rispondendo agli inviti per gli screening per il tumore al seno, colon-retto e della cervice uterina”.